
Gli arazzi di Alessandro Magno, donati dall’Imperatore Carlo V all’ammiraglio Andrea Doria, ne son palese dimostrazione.
In occasione della visita dell’imperatore Carlo V la Villa del Principe era già traboccante di “panni de arazzi bellissimi che haverano bastato a ornare ogni casa regia, di figure molto ben fatte”.
Di altissima fattura e di dimensioni imponenti (sono lunghi quasi 20 metri), i due arazzi furono realizzati nei laboratori di Pasquier Grenier, a Tournai (Belgio) intorno al 1460, epoca in cui la produzione di questa città raggiunse il suo apice.

Il primo arazzo raffigura l’adolescenza di Alessandro, quando, dopo aver domato Bucefalo, ottiene la sua prima vittoria militare. L’episodio culmina con l’incoronazione di Alessandro da parte del padre morente.
Il secondo arazzo raffigura le successive gesta di Alessandro: Nella parte sinistra dell’arazzo è raffigurata la conquista della città di Tiro, un esempio che vale come simbolo di tutte le campagne militari di Alessandro in Oriente con la resa del re Dario. Per raccontare le magnificenze e la straordinarietà del personaggio l’autore fa simbolicamente “volare” Alessandro all’esplorazione dei cieli in una gabbia “guidata” da grifoni, e successivamente lo fa scendere negli abissi oceanici in un vascello di vetro. Infine lo guida ai confini del mondo popolati da uomini selvaggi e dragoni. Tornato sulla terra, Alessandro, con una lunga veste dorata e la corona sul cappello di ermellino, riceve l’omaggio della sua corte.
I ricchi costumi e le armi di Alessandro hanno lo scopo di evocare lo splendore e la raffinata civiltà del ducato di Borgogna, in contrasto con l’aspetto dei personaggi orientali rappresentati come barbari dalle barbe lunghe. Il condottiero, conquistatore dell’Oriente, diventa un modello ideale di cavaliere per le corti principesche, un eroe impegnato nella ricerca della conoscenza, uno sterminatore di mostri come i grandi protagonisti della mitologia classica. Entrambe le opere si trovavano in cattive condizioni di conservazione prima che i restauratori Reali De Wit in Mechelen intervenissero grazie anche al generoso aiuto della Fiera degli Antiquari del Belgio. Una impercettibile pulizia ad aria, e una ricostruzione generale del filato, hanno restituito agli arazzi il loro splendore originario.


che bello! stiamo ambedue viaggiando nelle meraviglie genovesi!